Un Viaggio Indimenticabile
Un viaggio indimenticabile
Paolo, un nuovo incredibile volontario di Agape, ha deciso partire per il Burkina Faso, per toccare con mano la comunità a cui, lui e gli altri sostenitori, hanno portato l’acqua.
Partire o non partire, questa è stata la domanda che per lungo tempo ha occupato i miei pensieri: la situazione politica incerta, la forte presenza di terroristi e un importante infiltrazione jihadista, sconsigliava il viaggio. Lunghe telefonate con Don Victor, il “pretino” come si definisce lui, del Burkina Faso che cercava di organizzare il mio viaggio, alla fine in accordo con mia moglie (l’ideatrice di questa follia) decido, si parte il 19 marzo 2023.
Ma chi è Don Victor? “Il Pretino” conosciuto da mia moglie, Mamma Rita, come la chiamerà da quel momento nella nostra Parrocchia di Porto Torres, grazie al nostro Parroco Don Boniface, anche lui del Burkina Faso. Don Victor aveva un unico pensiero: aiutare il suo popolo, dando l’acqua a un villaggio di circa 2.300 persone.
Mia moglie mi ha detto “dobbiamo aiutare queste persone”. Queste parole mi hanno colpito, e, la notte stessa, inizio a documentarmi, leggere, cercare di conoscere questo paese, il Burkina Faso, e piano piano mi innamoro: mi sale la rabbia di come si possa ridurre un intero paese nella povertà più assoluta solo per l’interesse di pochi, cerchiamo di capire come aiutarli, ma da soli è impossibile.
Ci aiutano degli amici, Maria e Antonio, e, soprattutto, la nostra vicina di casa ci fa il nome di Mario Verardi, ci racconta della sua vita e ci colpisce tanto da chiamarlo e partire per Roma a conoscerlo. Ci incontriamo e solo a vederlo alla stazione, (infatti, nonostante i suoi acciacchi, è venuto a prenderci) ci rendiamo conto di conoscere una persona immensa con un’esperienza infinita. Ci porta nella sua casa e qui conosciamo sua moglie, Anna Maria, altra donna immensa, ci parlano della loro vita e dell’associazione AGAPE, conosciamo Paolo, l’attuale Presidente, e incrociando gli sguardi con mia moglie, capiamo: abbiamo trovato chi può aiutarci.
Così inizia la nostra avventura in AGAPE. Lunghissime telefonate con Paolo, organizzare incontri a Porto Torres per sensibilizzare i nostri futuri benefattori, riusciamo a raccogliere i fondi necessari per iniziare la costruzione del pozzo, e, dopo due perforazioni negative, che hanno messo a dura prova la nostra voglia di continuare, al terzo tentativo… ecco l’acqua!
Al che, dentro di me, inizia a venir voglia di andare, conoscere e vedere con i miei occhi la realtà, conoscere le persone, capire come ancora possiamo aiutarli e, come detto inizialmente, cresce il “dilemma”: partire o non partire?
Ed eccomi qua, 20 marzo 2023 ore 16:00, Ouagadougou, e finalmente vedo lui, il “pretino” Don Victor che è venuto a prendermi, non ci eravamo mai visti di persona, solo una voce e una foto. Ma mi sembra avvolto da un’aura positiva, la prima impressione è quella che conta e mi sento veramente in mano a un mio fratello, mi sembra di averlo sempre conosciuto, il primo abbraccio, non impacciato ma quello di vecchi amici che dopo tanto tempo si ritrovano. Finiamo tutte le formalità e usciamo, ed ecco Ouagadougou: una citta di più di 3 milioni di abitanti, il caos più assoluto.
Victor mi fa visitare la città come una perfetta guida turistica, parla parla parla… peggio di mia moglie! Vuole mostrarmi tutte le bellezze della città, ma dal primo impatto non riesco a distogliermi… non vedo l’ora di arrivare al villaggio per allontanarmi da questo caos.
La mattina dopo incontro i miei angeli custodi, due altri amici mi seguiranno come delle ombre per tutto il viaggio, mi aspettano solo 347 km, ma saranno, se va bene, almeno 7 ore di macchina. E così arrivano le 17:00, da lontano si vedono delle persone radunate, ma all’ improvviso uno scoppio, la strada ci ha fatto l’ultimo regalo: il pneumatico si squarcia ma ormai sono vicino, la sostituiamo e ripartiamo. Arriviamo al punto di incontro, il sole sta tramontando e come scendo dalla macchina, si sente un canto salire lentamente, la pelle d’oca e una lacrima si affaccia nel mio viso.
Cerco Victor e la sua mano per un aiuto, lentamente mi avvicino al capo villaggio, sempre seguito da questo canto che diventa sempre più forte, vuole incontrarmi davanti al “miracolo”: il pozzo. Mi accolgono con tutti i loro rituali che nel passare del tempo mettono a dura prova il mio cuore, sto vivendo un momento importantissimo della mia vita e che non dimenticherò mai più, conosco altri burkinabè e, anche qui, conosco delle persone fantastiche.
Con Don Victor ci avviciniamo al pozzo e ci inginocchiamo per ringraziare nostro Signore per averci donato l’acqua. Finisce la festa, il mio cuore non riesce più a sopportare queste emozioni e arriviamo in parrocchia che sarà il mio resort per tutto il periodo, qui conosco altre persone: il vicario Don Theofano, il cuoco Bosco, i parrocchiani. Sono distrutto, l’emozione è tantissima, ma nonostante la stanchezza non riesco a dormire, il silenzio, le preoccupazioni iniziali, mi fanno stare sempre all’erta, ma sono sereno, i miei angeli sono vicini a me.
Arriva l’alba e esco dalla stanza, siamo già a 38 gradi di temperatura e sono solo le 6. In lontananza vedo dei bambini che stanno pompando acqua. Mi avvicino a loro e quasi quasi si spaventano nel vedere un bianco, li aiuto a prendere l’acqua e in men che non si dica, mi vedo circondato da bimbi, la parte più bella dell’ Africa! Arrivano le donne, bellissime, con un portamento regale, abituate a portare in equilibrio sulla testa tutto ciò che è trasportabile, il vero motore del villaggio.
Don Victor mi fa sempre da guida mi fa conoscere tutte le realtà e tutti hanno sempre una sola domanda: come può, un bianco, avere avuto il coraggio di andare in quei posti? Andare da loro abbandonati da tutto e da tutti. E sempre, sempre, scopro persone semplici, fiere orgogliose della propria terra, ingegnose su quanto hanno, capaci dal nulla ottenere tanto.
Paolo Parodi