Damiano di PASSI Società Cooperativa ci ha mandato il suo racconto di com’è stato far parte per un anno della ACCD Machaka
“A inizio anno, la Banda Machaka, composta da Soarès, Chico, Albino e Omar, ha proposto a me e Keziah, volontario di AGAPE di suonare con loro con l’intenzione di registrare un nuovo album. Si sono presentate nel tempo diverse difficoltà ed essere riusciti a portare a termine il lavoro è stato un vero miracolo. Inizialmente con la chitarra ho fatto fatica ad inserirmi nelle sonorità della loro musica tradizionale perché sono molto diverse da quelle che sono abituato ad ascoltare. Abbiamo anche due modi diversi di battere il tempo ed era molto divertente per loro guardare il mio piede mentre suonavo perché il suo movimento era diverso dal loro.
Le prove inizialmente erano nella scuola Unidade 22 ma quando questa ha chiuso a causa della pandemia si sono spostate nella sede di Machaka. Essendoci un continuo via vai di persone non era il luogo ideale per concentrarsi ma col tempo ci siamo abituati e abbiamo cercato un orario che fosse più favorevole. Non era raro che arrivasse qualche ragazzo un po’ scombinato a cominciasse a ballare nel mezzo delle prove o a cantare ma senza conoscere le parole. Quindi si sono sempre svolte in un clima molto amichevole e divertente.
Pian piano sono anche riuscito ad entrare meglio nella concezione africana del tempo. Per me andare a Mafalala voleva dire attraversare la città e all’inizio, quando capitava di scoprire una volta arrivato che per qualche motivo le prove erano saltate, mi infastidivo. Poi nel tempo sono cambiato e andavo sereno senza aspettarmi nulla. Se non c’era nessuno pazienza, se eravamo in tre bene, se c’eravamo tutti meglio. E così il progetto prendeva forma, le canzoni si sviluppavano e le varie parti erano sempre più definite. Purtroppo ad Aprile Keziah è dovuto tornare in Martinica. La canzone tradizionale in lingua creola che ci aveva insegnato per essere riarrangiata, è diventata poi la traccia introduttiva dell’album ma abbiamo dovuto ridurla al minimo.
A Giugno, quando ormai mancava poco più di un mese alla registrazione, abbiamo intensificato le prove e avevamo una decina di canzoni pronte che erano solo da perfezionare nell’esecuzione. Con Roland, il produttore dello studio Bom Dia di Inhambane, dove la Banda aveva già registrato il primo album, ci eravamo messi d’accordo per andare nella terza settimana di Luglio ed era anche l’unica possibile perché dopo lui sarebbe partito per un viaggio fino ad Ottobre. Ci eravamo quindi decisi a provare tutti i giorni per due settimane per arrivare in studio con grande sicurezza ma il giorno 4 mi sono ammalato di Covid.
Da un momento all’altro tutto il progetto ha rischiato di saltare. Dopo due settimane di quarantena quando ho fatto il tampone eravamo tutti col fiato sospeso. Ero negativo! In un pomeriggio abbiamo organizzato il viaggio e imballati gli strumenti da portare e la mattina dopo all’alba siamo partiti in direzione Inhambane.
La sera una volta arrivati abbiamo provato qualche ora, visto che era due settimane che non suonavamo insieme. Nei due giorni seguenti abbiamo registrato l’intero album grazie anche al grande aiuto di Roland che in un tempo veramente limitato ha fatto un lavoro straordinario. L’esperienza allo Studio Bom Dia è stata davvero unica. È stato un momento di condivisione indimenticabile. Nei momenti in cui non si suonava si cucinava tutti insieme nella cucina all’aperto che era a nostra disposizione ed eravamo come una famiglia. La sera tutti a letto in un’unica stanza dove dormivamo con la luce accesa perché qualcuno aveva paura del buio!
La permanenza a Inhambane è durata talmente poco che è sembrato quasi un sogno; il terzo giorno infatti eravamo già di ritorno. Sicuramente suonare con la Banda Machaka è stata un’esperienza divertente e molto gratificante sia dal punto di vista musicale che umano. È andata oltre al suonare un nuovo tipo di musica e al conoscere sonorità tipiche del Mozambico. C’è stata una crescita individuale e di gruppo e si è instaurato un bel rapporto di amicizia che altrimenti sarebbe stato sicuramente più superficiale.
Ancora una volta la musica si dimostra uno strumento privilegiato per l’incontro tra mondi differenti, essendo un linguaggio universale che va al di là delle barriere socio-culturali. Ogni membro della Banda Machaka è rimasto molto soddisfatto del lavoro di quest’anno e speriamo che tra i prossimi volontari ci siano altri musicisti che vogliano fare questa incredibile esperienza.”